Via Francigena. Giorno 5 – da Pont Saint Martin a Ivrea

Oggi la sveglia mi ha praticamente buttato giù dal letto. Fuori dalla finestra delle grosse nuvole grigie nascondevano il cielo, ho appeso i vestiti lavati ieri ancora umidi allo zaino e sono uscito sul terrazzo dell’ostello a fumare. Laia e Frans, i due pellegrini conosciuti ieri erano già pronti a partire, li ho salutati calorosamente in spagnolo, in olandese e in italiano, non mi sembra vero ancora mi ricordo quel poco di olandese che ho imparato! Quando anche la mia compagna e Laura si sono svegliate siamo scesi al bar di sotto a fare colazione. Insieme a noi vi erano solo operai che iniziano il turno alle 6.00, tutti assonnati e straniti nel vedere tre ragazzi con grossi zaini già in giro a quell’ora. “Siete dei pellegrini atipici” ci ha detto ieri la signora Angela dell’ostello, “siete molto giovani, di solito le persone che arrivano sono tutto più vecchie di voi”. In effetti tenendo conto che Ilaria e Laura non superano nemmeno i trenta, devo ammettere che abbassiamo notevolmente la media dei pellegrini in cammino sulla Via Francigena.

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Finalmente ci mettiamo in marcia, saliamo su per un sentiero stretto e ripidissimo tra le vigne terrazzate, dobbiamo già togliere le felpe. Piccola pausa veloce per sistemare gli indumenti e poi di nuovo su per il versante. Arriviamo al paesino di Carema già sudatissimi in un clima irreale, l’assenza di suoni in tutto il paese lo fa sembrare disabitato. Lo attraversiamo e iniziamo a camminare in mezzo dei vigneti con le pergole appoggiate alle topie, piccoli pilastrini in mattoni che servono ad accumulare il calore durante la bella stagione, per renderlo durante il duro inverno. Abbiamo ufficialmente lasciato la Valle d’Aosta e infatti iniziano a vedersi i primi rifiuti a terra, anche lungo i sentieri, le indicazioni cambiano spesso, prima un pellegrino nero su sfondo bianco/rosso, che diventa poi una freccia gialla con le lettere VF ed infine ritornano gli adesivi del tracciato originale. Incontriamo pochissime persone nella prima parte della mattinata, nessun pellegrino, solo i due ragazzi di Roma in bicicletta incontrati ieri ci sorpassano. Meno male che il sole alle 10.00 ancora non si è ancora svegliato e ci permette continuare a camminare freschi. Dopo lo splendido tratto che porta a Montestrutto, dove visitiamo la parrocchia di San Giacomo, scendiamo fino a Borgofranco di Ivrea, dove ci fermiamo per un panino al bar del signor Flavio. Con grossa sorpresa lui è molto informato sulla via, ci suggerisce a strada da prendere e ci offre anche tre caffè. Scattiamo una foto con lui, lo ringraziamo sentitamente e ripartiamo. Stiamo per entrare in uno dei percorsi più belli del tratto piemontese della Via, quello che va da Montalto Dora a Ivrea. Lasciamo il percorso originale per prendere la deviazione per l’anello del lago Pistono, ma qui intorno di laghi ce ne è ben cinque. Il silenzio che si avverte intorno al lago è magico, nemmeno le cicale cantano di fronte a tanto spettacolo, solo il vento muove qualche foglia, ma con gentilezza. Manca ormai poco a Ivrea, abbiamo già avvisato l’ostello Canoa Club del nostro arrivo e ci attendono per le 15.00, ma sono le 13.30.20160802_113802[1]

Rallentiamo un po’ il passo perché Laura inizia a sentire dei fastidi ai piedi, Ilaria toglie le scarpe per indossare i sandali, io resto con le scarpe pesanti anche se potrei mettere i sandali, ma non voglio rischiare vesciche inutili, visto che ne ho già una piccola causata proprio dai sandali. Ad Ivrea il castello ci accoglie con la sua presenza maestosa e un po’ cupa. Quando giungiamo finalmente in ostello è troppo presto, così, lasciati gli zaini all’entrata, ci dirigiamo al Bennet per fare la spesa. Torniamo e incontriamo Alice, la ragazza che gestisce l’ostello, la quale ci mostra le stanze e poi ci offre un caffè. Ci racconta delle sue disavventure sulla Via per colpa della foga, come quando ha camminato da Ponte D’Arbia a Radicofani in un giorno solo, rischiando di danneggiarsi i tendini della gambe. Discutiamo su quanto sia bello il mondo in ogni sua piccola sfaccettatura e poi la coinvolgiamo nel nostro progetto fotografico del quale rimane entusiasta, così le regaliamo una foto scattata proprio in fronte all’ostello. Il pomeriggio passa con calma tra una telefonata a casa e un bicchiere di birra ritemprante. Alle 17.00 arriva Marco, un ragazzo che Ilaria e Laura hanno conosciuto sul Cammino di Santiago. Insieme a lui decidiamo di fare una piccola spesa ulteriore per la cena di stasera nella quale lui sarà nostro ospite. Marco è una persona molto buona, dal cuore gentile e lo si capisce da come parla e dagli occhi sinceri che mostrano ogni sua emozione. Salutiamo Marco verso le 23.00 e ci infiliamo nel letto. Oggi è stata una giornata molto bella, abbiamo purtroppo abbandonato quasi definitivamente le montagne e questo un po’ mi spiace, ora arriva il lungo tratto sulla pianura padana, fatto di risaie, zanzare e spazi infiniti, dove il cielo sembra non avere confini la all’orizzonte.

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Consapevole e felice, chiudo gli occhi e un pochino penso anche a voi a casa. Mi mancate un po’, ma solo un po’. 🙂

Con affetto, sempre più abbronzato.

D.

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