Via Francigena. Giorno 8 – da Vercelli a Robbio

Dopo la cena di ieri sera, oggi pensavo di non essere in grado di alzarmi presto, invece alle 5.30 ero già in piedi. Solo Angela e Frans mi hanno preceduto. Come avevano promesso i giornai ieri sera, stanotte c’è stato un grosso temporale, ma nulla di così disperato. A colazione ne abbiamo parlato, ma se devo confessare la verità, personalmente non ho sentito nulla. Siamo usciti dall’ostello salutando calorosamente Francesco, l’ospitalero. Nella piazza centrale stanno allestendo il mercato settimanale, la curiosità di restare è molta, ma la strada ci chiama, oggi si arriva a Robbio. Il cielo è coperto da pesanti nuvole basse e grigie,20160805_080709[1] forse è meglio così perché dopo il sole di ieri, oggi non avremmo potuto sopportare un’altra giornata così. Usciti da Vercelli lungo la strada principale, la abbandoniamo poco dopo per seguire uno sterrato che attraversa una di quelle zone con gli alberi piantati, tutti in fila, secondo un ordine matematico, che fa apparire il bosco come non naturale. Ci avviciniamo ad una cascina e vediamo Angela intenta a parlare con una ragazza che le chiede molte informaazioni, mentre si scambiano sorrisi e sguardi scintillanti. Quando sopraggiungiamo la ragazza mi dice che Angela le ha parlato di me e dei miei viaggi, mi imbarazzo perché mi sembra strano che qualcuno parli di me, non mi sento di aver fatto niente di speciale. Anzi, in confronto a veri viaggiatori come Carlo Taglia o Mattia Miraglio, mi sento come uno che ha fatto due o tre scampagnate fuori casa, ma ci rido su. Salutiamo la ragazza e ci addentriamo nel bosco, fino a quando il sentiero ci guida su un argine maestro di un canale che arriva fino al Po.20160805_110808[1] Angela decide di camminare con noi, così il piccolo gruppo inizia a crescere. La sua serenità e la sua pacatezza si riflettono su tutto il gruppo, mentre camminiamo parliamo lentamente e a voce non troppo alta, ammirando le nuvole all’orizzonte, che grigie e sempre più minacciose, avanzano verso di noi. Le risaie aumentano la percezione della vastità e sembrano non avere fine, o almeno, la sembrano avere là dove si toccano con le nuvole. I Km da fare fino a Robbio sono solo 18, per questo non siamo troppo preoccupati. Dopo un paio di ore arriviamo a Palestro, unico paese sul tragitto, e ci fermiamo a bere un caffè. In quel momento passano Linda e Paul, pellegrini anziani che vengono dall’Uganda, dei quali tanto mi aveva parlato Angela. Quando la riconoscono si tuffano verso di lei in un abbraccio enorme e la salutano in un italiano stentato. Sono molto felici di vedersi dopo che nei giorni scorsi avevano diviso parte della strada insieme. In quell’esatto momento inizia a piovere e viene giù un diluvio. Approfitto dell’occasione per parlare con i vecchi del bar, i quali mi garantiscono che passerà in fretta, “prima di mezzogiorno smette”. In effetti dopo circa un’ora la situazione torna alla normalità e ci rimettiamo in moto. Siamo attivi e camminare ora è davvero comodo perché fa molto fresco. Ci avviciniamo sempre di più a Robbio, tanto che non ci sembra vero di arrivare così presto.20160805_120756[1] Quando entriamo in paese, ci dirigiamo verso il comune, dove ci consegneranno le chiavi di quello che era il vecchio appartamento del messo. L’appartamento è molto spartano, ma ha tutto quello che basta ad un pellegrino, letti/materassi da mettere a terra, un bel bagno e uno stendibiancheria. La signora Luigina, l’incaricata del comune che si occupa dei pellegrini (come volontaria) si scusa per la modestia del posto, ma la rassicuriamo che per noi è tutto perfetto ed è esattamente quello che cerchiamo. Ci spiega che il suo comportamento è dovuto ad un brutto commento che hanno ricevuto da delle pellegrine che nei giorni scorsi hanno sostato qui, lamentando trascuratezza, poca igiene e fornelli non funzionanti. Premettendo che queste persone hanno poi lasciato 50 centesimi a testa come donativo, mi sento di dire che questo posto non ha nulla a che vedere con i commenti ricevuti. La gentilezza della signora è disarmante, tutto quello che viene offerto è all’altezza delle aspettative, anche se in realtà uno che cammina non ne ha di grosse, una doccia e un materasso sono più che sufficienti. Queste persone si sono permesse di giudicare l’operato volontario di persone che mettono a diposizione spazi e tempo, in cambio di un’offerta, senza nemmeno pensare a tutti i sacrifici che un piccolo comune come Robbio debba fare per avere questo posto, tra l’altro unico posto nel quale riposare sulla strada da Vercelli a Mortara. Quindi care signore, se cercate lenzuola, materassi intonsi e altre comodità del genere, il mio consiglio è di lasciar perdere i viaggi a piedi, oppure di andare ad occupare i letti degli hotel classici, spendendo però anche i dovuti soldi per avere tutto ciò sul quale avete avuto da ridire. Circa verso le 17.00, mentre siamo intenti a discutere di questo tra noi quattro, ecco presentarsi alla porta di nuovo la signora Luigina con Massimo e una signora svedese con la figlia. Massimo è un ragazzo di 40 anni o poco più di Giussano con il quale mi ero sentito i giorni scorsi tramite i social, è simpatico, ha sempre la battuta pronta e viaggia senza guide, affidandosi totalmente alle persone residenti dei paesi che attraversa. Credo che potrebbe essere un buon elemento per la nostra squadra, ma purtroppo ci dice che deve rientrare entro l’8/9 di settembre, così domani già ci lascerà per proseguire fino a Garlasco. Noi abbiamo in programma un pranzo con i genitori di Ilaria che ci vengono a trovare a Mortara, quindi non possiamo di certo cambiare all’ultimo. Sono un po’ dispiaciuto, ma d’altro canto la Via è l’esatta metafora della vita, splendide persone ci accompagnano per un pezzo, ma non tutti siamo allo stesso punto del nostro cammino, così dobbiamo sfruttare le occasioni a disposizione fino in fondo, vivendo il momento senza troppo pensare a ciò che verrà dopo.

Ogni passo è una persona, ogni persona è un passo, un sorriso, un ricordo che mi porterò con me.

Gratitudine e amore per la vita, le percepisco sempre nelle situazioni più semplici.

Fatica fisica come mezzo per arrivare alla felicità.

D.

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