Oggi vacanza. Nel senso di soli 15 km percorsi. Usciti dall’ostello tutti insieme, ci siamo incamminati con il sole già alto nel cielo. Le frecce bianche e rosse ci hanno portato nuovamente in mezzo alle risaie, ancora qualche zanzara e qualche difficoltà a riconoscere la direzione, a causa di qualche segnale abbattuto dagli agricoltori con i loro mezzi, ma nel complesso la mattinata è stata piacevole e rilassante. La simpatia di Massimo riempie l’aria di risate e vita, Laura e Ilaria ormai non avvertono più nessun dolore importante e Angela sembra leggermi dentro, senza che io ancora abbia scritto nullaArrivati a Nicorvo abbiamo scoperto che ogni bar al mattino è chiuso, così una gentilissima signora che abita in centro paese ci ha invitato ad entrare a casa sua. Mentre lei parlava con tutti catturando l’attenzione, le sue nipoti ci hanno preparato il caffè. Lucia (questo il suo nome), una nonna robusta, con i capelli bianchi arruffati e gli occhi dolci come il miele vive lungo la Via Francigena da una vita insieme al marito Adolfo. Si compensano ci dice ,”io parlo anche per lui, che parla poco”, ma gli occhi azzurri del marito non hanno bisogno di parlare, trasmettono quella semplicità della gente di paese, di chi ha visto il mondo cambiare, rimanendo legato alla sua natura contadina che fa di queste zone un’oasi di pace. Mi sottolinea quanto è importante la comunicazione con il prossimo, intanto che i suoi cani si fanno coccolare come dei bambini. Li salutiamo con un profondo abbraccio come ringraziamento per questi momenti e ci rimettiamo in marcia. Seguiamo una strada asfaltata che ci offre lo spettacolo delle montagne all’orizzonte nel cielo limpido. Camminiamo sparsi in mezzo alla strada, in una settimana ci sentiamo già i padroni. Sapete quando si percorrono km e km si vive la strada come una amica, una casa, un posto che accoglie ogni cosa, il dolori, i piaceri, le lacrime e sorrisi. Da essa arrivano i compagni che diventano poi amici, arrivano i legami che fanno crollare le barriere che a casa ci costringono a giocare sempre sulla difensiva. Quando sei in cammino ti apri, permetti alle persone che camminano con te di attraversarti, di vivere ogni tua singola emozione, non hai più paura e ti rendi conto che le debolezze qui non verranno mai usate per ferirti, come invece spesso a casa succede. La strada ti permette di condividere, di dare e di ricevere, più di quanto noi si possa immaginare. Sentiamo i genitori di Ilaria e Rosanna, coni quali ci incontreremo per pranzo a Mortara. Rosanna verrà con noi a camminare un giorno fino a Gropello Cairoli, ma forse ci fermeremo a Garlasco, tutto è ancora da vedere, qui le decisioni non hanno un sapore definitivo e lasciano spazio a diverse interpretazioni a seconda di ciò che avviene. Nei pressi di Mortara dobbiamo salutare Massimo, i suoi giorni per camminare purtroppo sono contati e non può fare giornate con tappe corte come facciamo noi. Lo stringo, gli prometto che una volta tornati ci si deve vedere assolutamente e se andrà come immagino, non saranno volte sporadiche. Raggiungiamo la splendida abbazia di Sant’Albino. Troviamo già la signora Silvana e Seve, i genitori di Ilaria, e Rosanna che ci attendono, molto contenti di vederci arrivare. A guardarci pare che arriviamo da due mondi completamente diversi, ma c’è unione e piacere nello stare insieme, nel condividere anche solo un piccolo pranzo. Verso le 15.00 loro ritornano verso casa, mentre noi veniamo accolti all’interno dell’abbazia da Franca, una signora risoluta che gestisce questo posto. Anche qui la storia trasuda dai muri. Il complesso originale risale al 600 d.c., è stato ricostruito più volte nel tempo, ma non ha perso nulla del fascino iniziale, pensate che una campana risalente al 600 è ancora appesa al campanile e funziona. Dormiamo in uno stanzone collegato alla chiesa che secondo me in passato è stato il refettorio dei monaci che vi risiedevano, ma Franca ci spiega che quando è passato in mano a un privato è stato anche un fienile. Uno sbiadito affresco orna ancora una delle pareti, interrotto qua e là, lascia intravedere i mattoni rossi di cui tutto l’edificio è composto. Siamo gli unici quattro pellegrini e questa sera ci aspetta anche una cena che, dall’odore che arriva dalla cucina, sarà sicuramente una delizia. Abbiamo già contattato per domani la casa del pellegrino di Groppello, ma purtroppo ci è stato risposto che un gruppo di 20 pellegrini, che poi scopriremo essere scout, ha già prenotato l’intera struttura. Rimaniamo un po’ perplessi, perché nessun altra struttura nei dintorni risponde, ma ci affidiamo e siamo sicuri che troveremo una sistemazione.
Guardo Ilaria che dorme già nel letto accanto al mio, saperla al mio fianco ad ogni passo mi fa sentire bene. Forse siamo come la signora Lucia e il signor Adolfo, ci compensiamo, ed è per questo che funzioniamo.
Riposato e sempre più consapevole della fortuna che ho a vivere questa vita. Rendo grazie.
Namasté.
D.