Gli amici restano tali anche se a separarli ci sono migliaia di km. Oggi ho avuto la conferma di questo e la cosa migliore è stata fare loro una sorpresa andandoli a trovare a piedi.
Come ben saprete, nel 2014 ho camminato da solo da casa, in provincia di Milano, a Roma. Dopo quei magnifici 25 giorni sono stato a trovare dei ragazzi in Puglia, che fino ad allora avevo solo sentito per telefono, per scoprire quanto fosse grande il cuore delle persone e quanto un legame nato solo come telefonico, possa poi diventare anche un legame vero, fatto di ospitalità, discorsi sinceri e umanità. Ma come sempre, partiamo dall’inizio. Questa mattina siamo partiti da Ordona abbastanza tardi rispetto gli standard miei e di Paolino.
Salutati Giacomo e Pasquale al forno di quest’ultimo, ci siamo incamminati dal viale che esce dal paese verso le 8.00, sotto un sole caldo, che ha iniziato a farci sudare in pochissimo tempo. La strada da percorrere oggi non è poi molta, così non abbiamo tenuto alto il ritmo, ma piuttosto ci siamo goduti la prima parte del cammino sulla Via Francigena tra gli ulivi e i vigneti. Pasquale prima di partire ci ha lasciato un sacchetto pieno di prodotti del suo forno e un filone di pane, cosa possiamo mai chiedere di più? Abbiamo deciso di spezzare la giornata in due, in quanto oggi passeremo da Stornara e non voglio perdere l’occasione di fare una sorpresa proprio a quei due ragazzi che due anni fa mi ospitarono come se fossi uno dei loro fratelli. La strada di oggi è davvero dolce, è un tratto asfaltato, ma in completa pianura ed essendo iniziato il periodo di vendemmia dell’uva, le campagne sono piene di persone che lavorano.
A tratti incontriamo anche campi coltivati con altri prodotti come broccoli o cavoli, sempre con all’interno i contadini che lavorano alacremente il terreno. Di tanto in tanto una macchina ci passa accanto suonando il clacson per salutarci. La Puglia sotto questo aspetto ci sta mostrando quanto la popolazione locale apprezzi incontrare due matti che vanno in giro con uno zaino enorme per le campagne.
Prima di arrivare ai confini di Stornara mi assicuro che i due ragazzi che voglio andare a trovare siano in ufficio e faccio una telefonata. Purtroppo Maurizio non c’è perchè è impegnato in alcuni servizi ad Ortanova, ma mi conferma che Nicola è in azienda, almeno a lui potrò fare una sorpresa. Attraversiamo il centro del paese. Come sempre sembriamo due marziani agli occhi delle persone che ci vedono passare, ma questa volta tiriamo dritto, senza nemmeno prestare troppa attenzione. Arrivati al cancello dell’azienda dove lavora Nicola, entriamo sul piazzale e lo troviamo alla porta dell’ufficio. Il suo stupore nel vederci arrivare è molto, ma nemmeno troppo perchè sapeva che ero in viaggio, sapeva che ero in Puglia, scommetto che prevedeva addirittura che sarei passato trovarlo. Beviamo insieme un caffè, mentre presento a lui Paolino. Gli raccontiamo del nostro viaggio e insieme ci facciamo un po’ di risate sul fatto che mi imbarchi sempre in queste avventure che, per me non hanno nulla di strano, ma ammetto che viste da fuori, hanno il sapore della pazzia. Verso le 13.00 Nicola ci invita a mangiare da sua nonna. Come possiamo rinunciare alla cucina di una nonna pugliese? Entrambi accettiamo con piacere. Passiamo le tre ore seguenti a tavola, a casa della nonna di Nicola, parlando dei progetti futuri e delle mie speranze di trovare lavoro al rientro. Il pranzo è superbo, anche se la nonna ci dice che non è nulla di speciale. Erano giorni che non mangiavamo cose così particolari. Da quando sono partito posso dire di aver assaggiato la cucina di tutto il paese e sono orgoglioso di dire che ovunque sia stato ho mangiato benissimo, questa è una delle qualità migliori dell’Italia. Ma la mano delle nonne in cucina è sempre migliore di quella di qualsiasi ristorante!
Verso le 15.30 Nicola ci riporta verso il punto in cui ci siamo incontrati, per poter riprendere il cammino senza ricevere nessun vantaggio. Lo salutiamo con un grosso abbraccio, anche oggi un incontro ci ha reso la giornata speciale, regalandoci ricordi che si vanno a sommare a tutti quelli raccolti fin qui sulla Via Francigena. Le ultime due ore di cammino fino a Cerignola, diventano quasi tre per la calma con la quale camminiamo. Ridiamo tra di noi, cantiamo e parliamo della fortuna che stiamo avendo nell’avere quotidianamente delle splendide giornate come quella di oggi e quella di ieri. Ognuna simile all’altra, ma allo stesso tempo, ognuna con un sapore così particolare che è difficile confonderle tra loro. Camminare dà il giusto ritmo alla vita, la lentezza che si ha nel procedere permette all’anima di sintonizzarsi all’ambiente intorno e riuscendolo a fare per molti giorni sto capendo che forse a casa corriamo troppo. Forse tutti gli impegni nei quali ci immergiamo non ci permettono di fermarci un momento ad apprezzare le piccole cose che rendono speciale la vita.
Avvistiamo per la prima volta dei gabbiani prima di entrare a Cerignola. Sono quasi le 18.00. Avvisiamo la parrocchia di San Trifone che saremo in ritardo, ma oggi poco ci importa di arrivare presto. Non dobbiamo cercare sul posto un luogo dove passare la notte, ed essendo solo noi due, possiamo permetterci di arrivare un po’ più tardi del solito. Prima di arrivare ci fermiamo addirittura a fare una piccola spesa, di modo da non dover uscire più dalla stanza una volta arrivati. Quando siamo a San Trifone sta per iniziare la messa, ma un signore anziano ci porta diretti verso gli spogliatoi dove hanno messo per noi due brandine con dei materassi. Doccia bollente, lavanderia e poi ascoltando musica, iniziamo a cenare. Finito di mangiare sia Io che Paolino scriviamo qualcosa sulla nostra giornata. Su questo ci assomigliamo molto, come del resto molti altri pellegrini fanno, scrivere le nostre sensazioni dà sicuramente più senso a tutto quello che passiamo durante il giorno e ci fa rendere ancora più conto di quanto, quello che stiamo facendo, sia un viaggio di piacere e che diventa tale forse perchè ogni sera l’obbiettivo è guadagnato con fatica. Fatica delle nostre gambe, fatica della nostra schiena, ma soprattutto anche fatica mentale. Non è così facile lasciare a casa le persone più care e mettersi in cammino per dei mesi. Di sicuro al nostro ritorno saremo cambiati, più consapevoli di quanto ci è mancata casa, ma allo stesso tempo più consapevoli che viviamo in un mondo straordinario e sarebbe un peccato non vederlo, come lo stiamo facendo noi.
La consapevolezza è capire il perchè di ciò che si sta facendo e farne tesoro cercando di trasmettere agli altri la passione che guida i nostri passi.
Anche oggi vado a letto con il sorriso.
D.