Oggi è il mio cinquantesimo giorno di cammino, cinquantaquattresimo di viaggio per via della pausa a Roma per visitare S.Pietro e stare qualche giorno con mia madre. Cinquanta. Sono tanti eppure non ne sento il peso.
Quello rimane lo stesso dall’inizio ed è quello che mi porto sulle spalle ogni giorno, il mio zaino, il mio guscio, la mia casa ambulante. Ciò che è notevolmente cresciuta invece è la mia capacità di accettare situazioni che mai avrei pensato di dover affrontare, la capacità di farmi nuovi amici, di calcolare anche la presenza di altre persone lungo il mio cammino, cosa a cui non ero per niente abituato prima di questo viaggio. Sono partito dal lassù, dalla Val d’Aosta con la mia compagna è una sua amica e mi ritrovo qui, in Campania, con Paolino. in mezzo sono passate così tante di quelle persone, tanti nuovi amici a cui vorrei dedicare una piccola, ma grande parola, GRAZIE. E’ anche grazie a voi se sono arrivato qui, ai vostri consigli, alle vostre lavate di capo, ai vostri sorrisi, ai vostri passi, alle vostre parole. Grazie davvero. Ora posso procedere con il racconto della giornata. Oggi diversamente dal solito sarà una giornata in solitaria, la prima da quando sono partito. Oggi è anche la tappa più lunga che abbia camminato, non mi piace misurare le distanze in km, ormai dovreste saperlo bene, per cui lascerò a voi il piacere di scoprirlo. Quando ho messo piede fuori dal comune, intorno al bar già qualcuno si muoveva per i primi caffè. Chi mi ha fatto i complimenti il bastone che ormai mi porto dietro da tanto, chi mi ha fatto le solite domande di rito, chi mi ha augurato in bocca al lupo per il proseguo del mio viaggio. Sono in forma. Mi porto con me l’arma migliore che una persona possa avere, il sorriso. Che più che essere un arma, disarma. Porta spesso tutti a rispondere alla stessa maniera e a migliorare la giornata di chi inaspettatamente è pronta riceverlo, ma anche quella di chi non lo è. A passo spedito faccio la prima ora di cammino, ormai sono allenato alla grande e il fresco del mattino mi fa tenere dentro le mani nella felpa, mannaggia a me che pensavo che al sud avrebbe fatto più caldo. Mi fermo a Campozillone a bere un secondo caffè per scaldarmi e riparto in dieci minuti, per festeggiare la giornata speciale lascio un “caffè appeso”. In Campania si usa fare così e mi piace prendere le abitudini del posto. Ora mi tocca una mezz’ora di strada statale, per fortuna a quest’ora non è così trafficata. Rientro a Pisciariello e mi perdo lungo una strada di campagna che la affianca, ma almeno non passa nessuno.
C’è un bel panorama che mi accompagna, la luna si vede ancora bianca nel cielo, mi mette allegria e mi fa pensare di essere accompagnato da uno dei miei migliori amici. Mentre cammino gli scrivo, anzi gli mando un messaggio vocale. Chissà che avrà pensato, questo è matto, beh forse un po’ lo sono. Arrivo alla stazione di Tora Presenzano e chiedo informazioni per esser sicuro della direzione, non mi va di aspettare che il navigatore sul telefono mi localizzi, mi fido di più dei locali. Inizio questa strada lunghissima tra i campi coltivati e finalmente si sveglia anche Ilaria, che mi chiama. La sua voce mi da ancora più energia, ma allo steso tempo mi scioglie un po’. La sua mancanza mi toglie il respiro, quanto vorrei che fosse qui a godere di ciò che vedo.
Sono ai piedi di Presenzano, la arroccato sulla montagna, decido di fare una sosta brevissima. Mi sistemo su di una panchina, mi taglio due fette di pane che mangio con un po’ di salame e una mela, tenendo gli occhi incollati al paese.
Riparto senza dare tempo ai muscoli di raffreddarsi e proseguo su una strada larga abbastanza da far passare una macchina, ma non di più. Ai lati frutteti infiniti mi circondano, noccioli, poi meli, poi ancora alberi di pesche ormai senza frutti.
Dei cani escono da una casa con fare minaccioso, li ricaccio dentro con u urlo secco e diretto. Giungo così all’unico bar della giornata, anche se mi sono fermato da poco, prendo un caffè e lascio il solito appeso. Mi rimetto in marcia ancor prima di poter dare spazio ai presenti di farmi domande per non perdere troppo tempo, devo arrivare fino ad Alife e manca ancora molta strada da fare. Anche oggi il sole è caldo, il cielo è pieno di nubi e la temperatura è perfetta. Dopo un po’ sento il fiume Volturno a lato della strada, ma non lo vedo mai, fino a quando non mi fermo alla diga segnata sulla mappa a scattare qualche foto.
Mi sono dimenticato di prendere l’acqua ed ora sono senza, Paolino è distante e non ci sono case alle quali chiedere, mi tocca controllare sul telefono se c’è un bar anche fuori percorso dove rifornirmi. Non trovo nulla, così devo tirare ad indovinare. Sulla mappa c’è indicato un grosso incrocio chiamato località i Quattro Venti, vuoi che non ci sia un bar, mi ripeto mentre avanzo uscendo dal percorso. Arrivo al bar che è mezzogiorno, ormai sono quasi sei ore che cammino, mi merito una pausa anche un po’ più lunga delle altre. Caffè grazie, anche un panino già che ci siamo. Conosco gente del posto e mi lascio convincere a farmi offrire una birra mentre racconto loro un po’ della storia del mio viaggio. Rimangono stupiti, tanto che le birre alla fine diventano due e la pausa dura più un’ora. Quando mi rimetto in marcia non capisco molto se il mio sorriso è dovuto alle due birre o al fatto che ad Alife mancano solamente un paio di ore. Sento Paolino e mi dic che è circa un’ora avanti a me, nonostante abbia preso il treno. Decidiamo entrambi di fermarci al Santuario della Madonna delle Grazie, perchè avevamo letto ieri sulla guida che lì accolgono, prima di arrivare fino in centro paese per poi scoprire di dover tornare indietro. Arrivo verso le 15.20 e lui sta riposando su una panchina, ma mi dice che ha trovato un signore che è andato a chiamare la moglie la quale gestisce la piccola accoglienza proprio dietro al piccolo santuario. Evviva, penso. La signora Rita arriva esattamente nello stesso momento in cui arriva anche Sergio, un pellegrino svizzero partito da Roma un giorno dopo di noi. L’accoglienza si rivela essere un piccolo ostello con tre posti letto, una mini cucina e un bagno con la doccia calda. Non potevo avere regalo migliore per questo giorno speciale. Unico neo, non c’è il timbro e per farcelo fare dobbiamo arrivare fino in centro , in cattedrale e farcelo fare direttamente dal parroco. La gentilezza della signora Rita si spinge fino ad organizzarci anche la cena con un ristoratore del luogo che ci verrà a prendere stasera alle 20.00 e ci riporterà dopo la cena. Fantastico. La via Francigena del Sud sta mostrando con calma tutte le sue peculiarità. Ospitalità, buon cibo, panorami mozzafiato e cortesia. Ora mi dirigo verso il centro in cerca della cattedrale. In ultimo luogo volevo ringraziare tutti vi che leggete da casa e che lasciate i vostri commenti. Spero di essere fin qui riuscito a trasmettervi tutte le sensazioni che un viaggio del genere possa dare, le paure e anche di aver fatto venire in voi la voglia di camminare con chi volete la Via. Io insisto, questo (il nostro) è il paese più bello del mondo e ancor più osservato da questo punto di vista, ma penso non sia io a dovervelo spiegare.
Ubriaco di vita e di strada.
D.
Bellissima racconto! Mi permetto di ricordare, a chi farà il cammino dopo di te, che il ristorante di cui parli, prenotato dalla gentile Signora Marisa, si chiama proprio “La Locanda della Via Francigena”. Offre il vantaggiosissimo menu del Pellegrino e servizio navetta gratuito a/r. Ultreya. Francesco