Via Francigena. Giorno 40 – da Campagnano di Roma a La Storta


La preoccupazione di ieri su dove saremmo andati a dormire oggi, è subito svanita. Dopo aver fatto la doccia e aver sistemato tutte le nostre cose, grazie all’aiuto di Angela, siamo riusciti a trovare posto presso le suore del SS. Cuore, sulla Cassia, giusto un paio di km prima dell’ istituto delle poverelle, ad un prezzo modico per essere Roma, di sicuro accogliente.

La tappa di oggi, per niente lunga, è stata piacevole, ma piena di pensieri e di riflessioni sul significato di ciò che sta per finire.

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Sotto i nostri piedi stanno passando le nostre ultime, forti e vive emozioni. I volti di chi ha camminato con noi lungo la Via Francigena, le loro espressioni, i loro accenti ci accompagnano e camminano ancora con noi anche se non siamo più fisicamente insieme. Insomma tutto quello che ci è stato insegnato, lasciato dentro, ogni pensiero che ci ha fatto crescere un pochino sta lentamente arrivando con noi in quello che è il compimento del nostro lungo viaggio. Per uscire da Campagnano si deve affrontare una brusca salita su strada asfaltata, prima di svoltare poi per la quasi deserta strada che porta al parco di Vejo e i suoi strani ma molto popolati pascoli. Come sempre ormai io e la mia compagna siamo avanti di almeno venti minuti rispetto a Laura e Andrea, ma ormai non ci facciamo più nemmeno caso.

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I cavalli allo stato brado intorno a noi nel parco nitriscono e ci rallegrano la giornata, sentiamo di esserci, manca davvero poco e questo ci porta a rallentare più nei pensieri che nei movimenti delle gambe. La salita fino a Formello non è tra le più semplici, ma è corta. Arrivati in paese ci fermiamo in un bar a fare la consueta seconda colazione, così intanto aspettiamo anche gli altri. Ripreso il cammino dopo pochi minuti e attraversato il centro storico,

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la Via ritorna ad essere prima un sentiero, poi una strada secondaria poco percorsa ed infine una carrareccia tra i campi. In queste poche righe c’è tutta la descrizione di quello che si può trovare in Italia mentre si cammina, mi chiedo chi parte cosa si aspetta di trovare. Osservo i panorami intorno a me e, anche se non sono i migliori che abbiamo incontrato fin ora, li identifico perfettamente con il nostro paese e mi rendo conto di

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quanto sia bello. Spesso andiamo a cercare chissà cosa chissà dove, quando facendo pochissima strada abbiamo delle meraviglie proprio fuori nel giardino di casa. Cerchiamo qualcsa di esotico, di affascinante e ammetto che alle volte non ce ne possiamo rendere conto perchè abituati, ma abbiamo un paese che per quanto è piccolo e per quanto abbia un’alta concentrazione di bellezze, non ha pari a nessuno nel mondo. Mi fermo ad osservare Isola farnese che spunta di lontano sui colli, vedo i palazzi della zona residenziale e nella loro povera architettura anni 70 non mi piacciono, ma poi guardo il cielo e il colore dei campi dorati, le nuvole che si muovono sempre più velocemente, per un attimo ne rimango molto colpito e capisco di essere innamorato di tutto ciò. La semplicità che mi circonda è tutto ciò che cerco, non mi servono enormi moderne città che ormai si ripetono un po’ dovunque, non voglio giganti di vetro che mi sservano dall’altro esasperando il mio senso di inferiorità, ho bisogno della natura in ogni sua forma, più o meno selvaggia. Quando giungiamo dalle suore è ancora presto, ma la loro disponibilità ad aprirci è massima. Diciamo loro che comunque aspetteremo al bar, di modo da entrare tutti e quattro insieme all’ostello. Dopo quasi due ore finalmente arrivano Laura e Andrea, ridendo come matti ci dicono di aver quasi sbagiato strada. Ad un certo punto hanno preso una deviazione che accorciava di 1 km. Se non avesser incontrato Andrea, un ragazzo vicentino di 42 anni, sarebbero arrivati ancora più tardi. entriamo così dalle suore. Ovviamente l’atmosfera che regna in questi posti è di estrema tranquillità. Dopo la doccia e la lavanderia io e Ilaria ci andiamo a sdraiare sul prato dietro alla struttura. Osserviamo il cielo e piccoli raggi di sole lambiscono i miei occhi, lacrimo, ma allo stesso tempo sorrido. Sto pensando da tutto il giorno. Il troppo pensare fa male. Eppure tutto sta finendo, eppure tra pochi giorni non ci sarà più nessuno da aspettare. Eppure tra pochi giorni non ci sarà nemmeno una guida da scegliere di non seguire. Dentro me sono deciso a proseguire, ma anche questo un po’ sconcerta. Sto cercando di non crearmi aspettative, perché si sa, le aspettative sono l’anticamera delle delusioni, ma domani si arriva e dopo sarà tutto un bel ricordo.

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Preccupato e un po’ in pensiero.

D.

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