Le persone che incontriamo lungo i cammini come la Via Francigena, spesso, sono proprio quelle che in poco tempo sembrano capirci e ci cambiano un pochino. E’ forse vero che chi si trova in queste situazioni si apre molto di più di quanto lo possa fare durante la quotidianità della vita di tutti i giorni, eppure alle volte l’imprevedibilità del caso ci dona sorprese così inaspettate che suscitano in ognuno di noi emozioni che non siamo in grado di controllare.
Ieri sera ho passato del tempo a parlare con Alice, la ragazza riminese che è venuta in questi giorni per camminare con Angela e allo stesso tempo incontrare Grazia, e le sue parole per me sono state davvero profonde e sentite, discorsi che nessuno mi aveva mai fatto prima; ho potuto avvertire le cose che mi ha detto quasi toccandole come se fossero materia. Questa mattina abbiamo condiviso buona parte del cammino, fino a quando poi mi sono staccato un po’ per restare solo e rifletterci un po’ su. Ieri mi ha detto di apprezzare la mia indipendenza e le esperienze in giro per il mondo che ho fatto, credo sia riuscita ad avvertire quanto mi hanno dato e quanto mi hanno reso la persona che sono diventato ora. Dopo poco che camminavamo abbiamo incontrato Luca, un ragazzo di Belluno conosciuto ieri all’ostello delle suore giusto un attimo prima di andare a letto, mentre era alla ricerca dei suoi abiti inavvertitamente ritirati da un gruppo di una parrocchia. Stranamente lui stava camminando in direzione contraria perché è stato avvisato da alcuni residenti della deviazione che la Via ha subito a causa di una frana. Stupiti, consultiamo le mappe e, grazie ad Angela, trovato il modo di arrivare dall’altra parte della frana senza dover tornare indietro più di molto, abbiamo proseguito. Di buon passo ho lasciato nuovamente indietro gli altri, attraversando un piccolo tratto di Bambù, dove poco dopo ho conosciuto Padre Aurelio, un ragazzo australiano di origini italiane che si è messo in cammino per arrivare a Roma entro il 4 di settembre, giorno della canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. Passiamo i primi venti minuti della nostra conversazione parlando in Inglese, fino a quando giunge Ilaria al nostro fianco. In quel momento il prete sfodera un buon italiano e mi fa scoppiare in una fragorosa risata, confessandoci di avere i genitori italiani. Per tutto l’argine del fiume che entra a Camaiore lui ci racconta la sua storia, di come è diventato prete e di quanto ci teneva a fare questo cammino per conoscere il paese che è stato la patria natia dei suoi genitori. La sua allegria è contagiosa, infatti continuiamo a ridere come dei ragazzini su molte cose di cui discutiamo. Appena entrati a Camaiore decidiamo di fermarci ad un bar, mentre lui prosegue. Seduti al tavolo per fare la seconda colazione, Alice ci legge alcune leggende del paese dal libro che Ilaria mi ha regalato prima di partire, e nel frattempo il resto del gruppo arriva. Ripartiamo e dopo un po’ facciamo una piccola spesa da un fornaio per il pranzo per paura di non trovare altro di aperto visto che è domenica. Iniziamo lentamente la salita ripidissima fino a Monteranno, durante la quale sento l’ostello di Valpromaro per avvisarli del nostro arrivo. In cima alla salita la mia maglia è sudata, come pochi altri giorni, ma la soddisfazione di riuscire a non fare più così fatica come all’inizio regala buone sensazioni. Io, la mia compagna e Alice ci rimettiamo in marcia per ultimi perché distratti a leggere poesie, nonostante la mia voglia di arrivare a Valpromaro sia molta. Questo piccolo paesino fa tantissimo per i pellegrini e basta starci una notte a dormire per permettergli di entrare nel cuore e restarci per sempre. Ci mettiamo circa un’ora abbondante ed eccoci entrare dalla porta dell’ostello, gestito da ospitaleri volontari. Qui troviamo Fermin, al quale Alice si lancia addosso con una gioia al limite della commozione. Loro due si era già incontrati sul cammino di Santiago e la sorpresa di ritrovarsi qui senza essersi organizzati è forte per tutti e due. Si scambiano abbracci, ricordi e splendide parole a vicenda. Indelebili sono i segni di un’esperienza grande come quella che molti di noi hanno fatto sulle strade spagnole ed ora siamo fortunati che persone come lui scelgano il nostro paese per passare una settimana come ospitaleri. Per me e Ilaria questo posto ha il sapore di casa, anche se abbiamo passato qui solo due notti della nostra visita a Pasqua di quest’anno. L’accoglienza e ciò che abbiamo ricevuto ci hanno lasciato un bellissimo ricordo e un’altra delle memorabili esperienze che ci stanno legando giorno dopo giorno. Usciamo sul retro e ritroviamo gli altri impegnati a consumare il pranzo. Qui si respira un’aria diversa da tutte le altre lungo la Via Francigena. Chi ha fatto qualche pellegrinaggio sa che questo è un posto magico e anche chi ci arriva per la prima volta ne avverte l’essenza. Dopo i soliti riti di timbro della credenziale, doccia e (per la prima volta) una lavatrice, ci sistemiamo nel salotto a suonare la chitarra e a cantare tutti insieme. Sono stanco, molto stanco, ma non me la sento di risposare, come potrei perdermi anche solo un secondo di tutto ciò che mi accade in questo posto? C’è un senso di appartenenza che lega le persone che dormono qui, anche se sono solo di passaggio. L’accoglienza che gli ospitaleri volontari sono capaci di dare mette a suo agio anche i viaggiatori più duri e restii a mischiarsi agli altri. Il momento della cena, pur semplice, è uno dei momenti più veri di tutto il cammino fatto fin ora. A noi si sono aggiunte anche Diana e Marilena, due signore sulla sessantina che vengono da Brescia e Bergamo. Penso che anche loro si siano sentite come a casa anche se non avevano mai sentito parlare di questo posto. Per una sera siamo come una grande famiglia di persone che non si sono mai viste prima e che la strada in comune a messo le une accanto alle altre; felicità e serenità sono le sensazioni che si hanno per tutto il tempo che si resta entro queste mura. Appena cala il buio vediamo una delle stelle cadenti più belle della mia vita, e la cosa migliore è che l’abbiamo vista tutti insieme. Solo a Valpromaro possono succedere certe cose.
D.