La notte che è appena passata è stata una notte travagliatissima. Dopo essermi addormentato mentre stavo scrivendo per poi svegliarmi alle 3.00 a finire, mi sono ri-addormetato verso le 6.00 e ho fatto un sogno terribile.
Avevo perso le scarpe e dovevo partire per camminare la tappa di oggi, ma ero così disperato, ma così disperato, che quando mi sono svegliato avevo mal di testa ed ero confusissimo. Ne ho parlato con Paolino, ma alla mattina non è un gran oratore, così tutto il discorso si è perso in un limbo indefinito. Ma dentro me questa storia è rigirata per tutto il giorno. Infatti dopo la solita colazione, appena presa la discesa dal colle sul quale sorge Anagni, ho messo un po’ di musica dal cellulare e come mantra mi ripetevo “non pensare, non pensare, non pensare”. Esatto è da questa mattina che non ho voglia di pensare. Non ho voglia di pensare alla strada da seguire, non ho voglia di cercare i segni sui pali, non ho voglia di impegnare la mia testa in nulla che richieda in un pensiero diverso dal semplice “sì, no”. Facile direte voi (in senso ironico). Beh vi posso garantire che è possibile farlo, non è così semplice, ma con un compagno di viaggio come Paolino, del quale mi fido ciecamente dal unto di vista della gestione delle mappe, mi sento di potermelo concedere. Gli ho lasciato in mano la guida per tutto il tempo e mentre usavo il mio bastone come fosse una chitarra, gli ho camminato accanto facendo con la bocca il verso a degli improbabili assoli di chitarra sulle canzoni che sentivamo.
Superato Formelli e compreso che fino a Ferenino la strada era tutta dritta, mi sono staccato un po’, anche per dare pace un po’ al povero Paolo, che ormai è già più di un’ora che mi sopporta. La salita finale prima del paese ci ha riavvicinato in quanto lunga e molto difficoltosa, e lì ho finito anche il mio momento musicale, tornando inevitabilmente a far funzionare il cervello , oltre le gambe. Piccola sosta in centro per un secondo caffè e poi di nuovo in cammino. La giornata di oggi non si è mai scaldata, le nuvole ci hanno fatto da soffitto naturale, impedendo al sole di filtrare, ma allo stesso tempo anche di scaldarci. Questa parte intermedia della tappa odierna è stata molto noiosa, nel senso che abbiamo camminato per almeno un’ora e mezza su una strada asfaltata poco battuta dai mezzi, in mezzo ad una vallata che non offriva però particolari scorci di cui innamorarsi come le giornate precedenti. Al bar di Tecchiena Paolo mi ripete la stessa cosa del bus di ieri, ma aggiungendo che se ce l’avesse fatta, sarebbe arrivato a Veroli in autostop. La mia determinazione mi ha spinto ad andare avanti a piedi in solitaria, dopotutto uno dei miei obiettivi di questo cammino è di fare tutta l’Italia a piedi e lascio tranquillamente che Paolo invece lo affronti come meglio crede, senza muovere nessun tipo di critica. Superato il centro di Tecchiena, la Via del Sud inizia a seguire un percorso ( sempre su afalto) con molte esse, in effetti poco sicuro per un pellegrino, ma non essendo troppo trafficato, il mio passo va spedito. Tutto ad un tratto sento chiamarmi da un giardino. Una signora anziana e suo nipote mi chiedono se voglio qualcosa da bere, nel momento esatto in cui ho finito l’acqua nella borraccia. La gentile signora è di origini campane e il suo forte accento non fa che darmi la conferma. Mi riempie la borraccia e mi regala una birra e una mela. Per cortesia accetto e chiedo al nipote se vuole dividere con me almeno la birra. Lui rifiuta e così mi siedo con sua nonna e bevo tutta la birra prima di partire, per evitare il peso del vetro e, perchè no, anche per sciogliermi un po’ le gambe. Quando mi rimetto in marcia sul mio volto c’è un sorriso stampato così grande, che se qualcuno mi dovesse vedere passare ora, penserebbe che io sia matto. Un bus mi sorpassa e Paolino mi saluta dal finestrino, bene, penso, così magari trova già un posto per la notte. Finalmente il cielo si apre e un sole caldo spunta da dietro le nubi. I segni mi guidano e mi sento sicuro, non guardo più nemmeno la guida. Poi vedo Veroli.
Arrampicata in cima, domina su tutto il terreno sottostante e un pochino maledico il sole, ma perché proprio adesso? Lascio l’asfalto e prendo una sterrata in mezzo agli ulivi sulla sinistra.
Al termine di questa e superato un ponticello su un canale salgo per un sentiero segnalatissimo che prima aggira una grossa casa, per poi proseguire verso due case diroccate. Si inizia a salire in maniera importante e inizio a sudare sette camicie,
arrivo ad un punto dove devo scavalcare piccoli muretti a secco, che servono da contenimento in mezzo agli uliveti, scivolo e mi sbuccio un ginocchio come fanno i bambini, ridendoci su. Continuo a salire finché non arrivo ad una mulattiera poco frequentata e coperta dall’erba, poi ad un tratto ho una visione: Paolino che si riposa sotto un albero. Ma come è possibile? Mi dice che il bus lo ha accompagnato fino all’incrocio dove si svoltava per la sterrata e che poi ha proseguito a piedi. Entrambi concordiamo che quest’ultimo pezzo è stato uno dei più belli camminati fin ora e il panorama che ora godiamo è qualcosa di indescrivibile. Sulle cime dei colli si vedono gli altri paesi arroccati, la pianura è coperta da una lieve foschia, ma la nostra strada sale ancora.
Arriviamo alla porta d’entrata di Veroli che la mia maglia è da strizzare talmente sono sudato. Proviamo a chiedere alla pro loco se c’è un posto dove accolgono i pellegrini, ma purtroppo non ci sanno dire nulla. Ci mettiamo sulle scale della chiesa speranzosi, quando arriva Massimo, un signore sulla sessantina che ci dice che potrebbe aprirci l’oratorio, ma che non ci sono ne materassi, ne letti e nemmeno l’acqua calda. Accettiamo, siamo così stanchi che ogni posto va benissimo. Ci sistemiamo e visitiamo un po’ il paese. Veroli per i pellegrini è importantissimo perché qui è seppellita Maria Salomé, madre degli apostoli Giacomo e Giovanni. Sì avete capito bene, quel Giacomo, proprio Santiago! La chiesa che contiene le sue spoglie è visitabile e l’arca è nella cripta sottostante. Con molta emozione andiamo a visitarla. Poi riposiamo in vista della serata, perchè ci sarà la processione con la statua della madonna addolorata. Nonostante le sue piccole dimensioni, questo paese è ricco di storia e in buona parte ha mantenuto la stile medievale con cui è stato costruito, dovete per forza passare a visitarlo, ne vale davvero la pena.
Ah…ho controllato cosa significa nelle interpretazini dei sogni perdere le scarpe e non è per nulla di buon auspicio per questo non lo scrivo. Speriamo questa notte di fare un sogno compensatore, così magari vivo un pelo più a lungo.
Stanco e felice di essere qui.
D.
Il sogno della perdita delle scarpe è presente anche all’inizio del film “Wild”, in cui la protagonista perde una scarpa giù per un dirupo e, visceralmente incazzata con il mondo, tira anche l’altra a tenerle compagnia. 🙂
Su internet ho letto che significa avere un brutto presagio, può indicare anche la morte. Speriamo di no! Però ho presente la parte in cui la protagonista perde la scarpa nel film che mi dici, io non ero così arrabbiato, ero disperato, nel senso che quasi piangevo 😉
Guarda il lato positivo: ti sei svegliato e hai realizzato che stai vivendo una esperienza unica, avventurosa, “challenging”, non hai la compagna che ti cammina insieme, il percorso della via è poco preciso… Ma stai facendo con piena soddisfazione ciò che hai scelto di fare!
Il mio suggerimento è di giocarti al lotto i numeri 3 (le scarpe), 24 (perdita), 28 (tristezza) sulle ruote di Roma e di Bari. 😀