Il risveglio di questa mattina è stato pressoché traumatico. I km del giorno precedente e le due ore e mezza dormite lasciano il segno, non riesco ad avere il solito sorriso che porto con me ogni mattino. Anche se è una condizione che dura solo pochi minuti è comunque una delle più brutte nella quale una persona si possa svegliare. Ore 5.00. In ostello c’è un gran fermento, tutti vanno avanti e indietro per le scale e tra i bagni, il rumore degli scarponi sugli scalini di legno mi sembra rimbombare nella testa. Passo le notti quasi completamente a scrivere, è chiaro che per me sia una valvola di sfogo alla quale non voglio rinunciare, ma ogni cosa ha il suo prezzo. Oggi la tappa prevista era fino a Fiorenzuola, ma quale strada seguire? La mia guida indica come tragitto la strada che porta da Pontenure fino al castello di Paderna per poi tenersi molto alla larga dalla via Emilia, toccando Chero, Ballabene per giungere infine a destinazione. La guida nelle mani dei miei compagni invece segue la via Emilia per un buon pezzo, per poi tagliare verso Zena, quindi Chero e a seguire ricalca esattamente lo stesso percorso della mia. Ieri mentre decidevamo quale strada fosse la migliore, alcuni di noi erano molto propensi a percorrere tutta la via Emilia, mentre altri erano più convinti di fare i campi e tenersi alla larga dall’affollata strada principale. Così abbiamo deciso di fare una via di mezzo: via Emilia fino quasi a Cadeo e poi taglio diretto verso Zena, Chero e dritti fino a Fiorenzuola. Ovviamente riuscire a mettere tutti d’accordo è sempre un’impresa, chi si lamenta per la levataccia per evitare il grosso del traffico sulla prima parte, chi per i km che aumentano se seguissimo la strada per i campi, così ci siamo divisi. Chi cammina da più tempo ha optato per la statale, per arrivare a Fiorenzuola molto presto, mentre gli altri, e io con loro, all’altezza di Cadeo abbiamo deciso di allungarla e fare i campi. E’ stato strano vedere le diverse decisioni mettersi in atto, ma è corretto che ognuno prenda la sua Via, in fondo stiamo camminando insieme, ma siamo anche ad un punto differente del nostro viaggio. C’è chi si sente quasi arrivato, chi è a metà e chi è invece al principio. Dopotutto questo è il bello del viaggiare a piedi, l’imprevedibilità e la totale indipendenza nelle scelte. Ho fatto grossa parte di tutto il tragitto della giornata con Ilaria, mano nella mano, parlando del più e del meno, della natura e del futuro, ridendo e restando seri per un po’, cantando e mangiando pomodori raccolti negli immensi campi che abbiamo attraversato. Avevo bisogno, personalmente, di una giornata così, di distacco un po’ da tutti, per avere anche maggior tempo per noi e per avere il piacere di ritrovare quasi tutti stasera. Già, quasi tutti perché Marco, il signore di Bassano ha proseguito fino a Fidenza da solo; Roberto e Silvia si sono diretti verso Chiaravalle della Colomba, mentre tutti gli altri si sono fermati a Fiorenzuola insieme a noi. La giornata è stata soleggiata, ma almeno nella seconda parte abbiamo trovato anche sentieri all’ombra, di modo da non cuocere troppo. Una volta entrati a Fiorenzuola e sistemati all’ostello siamo andati a farci un giro per mangiare e poi mi sono buttato in branda per recuperare il sonno perduto. Al mio risveglio ho controllato il vecchio guest-book nella stanza e ho ritrovato le mie parole scritte nel 2014, quando passando di qui, avevo incontrato il signor Andreino Zonta. Quanto tempo è passato da allora. quante cose sono cambiate. Alle volte mi fa bene rileggere cose del passato, anche se poche righe, perché mi fa comprendere quanta strada ho passato prima di ritornare qui, quanto sono cresciuto, dentro e fuori, quanto alle volte il tempo e l’età cambiano il modo di percepire le cose. Sicuramente, nel 2014 ero più spensierato, libero di decidere del mio futuro, ero all’inizio del mio anno di viaggio e avevo scelto proprio questo cammino per riprendere un po’ il contatto con me stesso, dopo aver lavorato come un mulo per molte ore in ufficio per quasi tutta l’estate. Ora mi ritrovo a farlo in compagnia, disoccupato e con la consapevolezza di dover pensare per un gruppo di persone che si sposta tutti i giorni, anziché solo a me stesso. Non è facile, lo ammetto, ma ce la sto mettendo tutta, cercando di accontentare tutti e trascurando forse la parte più avventurosa del viaggio, cioè il partire la mattina senza mai aver programmato nulla e vivere le cose alla giornata, così come vengono, prendendo tutto ciò che mi capitava e farne tesoro, farne un insegnamento da portare con me e sul quale plasmare la crescita della mia persona. Penso che alle volte non ci faccia del male rimanere da soli per lungo tempo, ma sicuramente questa volta avevo bisogno di qualcuno accanto, anche se questo voleva dire stravolgere le mie abitudini di viaggio, ma in fondo se ci si adagia sulle abitudini, come si può pensare di crescere ancora?
Domani raggiungeremo Fidenza dove troveremo delle amiche di Ilaria e Laura per un caffè e poi saliremo fino a Costamezzana per dormire. La città di domani è molto importante per i pellegrini in quanto centro delle Vie Francigene europee, quindi un punto fondamentale per il nostro cammino, speriamo che il caldo sia clemente e che alla trattoria allo scoiattolo ci sia ancora lo stesso signore del 2014, il quale si era presentato come uno degli ultimi templari. Chissà se si ricorderà ancora di me.
Un abbraccio profondo a chi mi segue quotidianamente e a quelli che sono appena arrivati.
Un passo dopo l’altro.
D.
Nella relazione di questa giornata mi ha toccato molto l’argomento della discussione sulla scelta del percorso con conseguente divisione del gruppo.
È una situazione che trovo molto istruttiva per me sulle dinamiche di gruppo, perché non l’ho mai vissuta personalmente, finora. Le variabili di scelta sono, in effetti, moltissime: forma fisica dei singoli, obiettivi personali, coesione o meno del gruppo, spirito di accudimento (detto anche sindrome della chioccia!), senso di responsabilità nei confronti di qualcuno, attitudine alla leadership eccetera.
“Anche se questo voleva dire stravolgere le mie abitudini di viaggio, ma in fondo se ci si adagia sulle abitudini, come si può pensare di crescere ancora?” Milton Erickson, sommo psicoterapeuta, soleva dire: “Se si fanno sempre le stesso cose si ottengono sempre gli stessi risultati” 😎
Buon proseguimento!