Via Francigena. Giorno 65 – Da Ostuni a Brindisi

Questa tappa della Via Francigena non è una di quelle tappe che meriterebbe una pagina approfondita nella descrizione del percorso. È stata una tappa “forzata”.

Nel senso che nessuna guida riporta un percorso da Ostuni a Brindisi e, visto che la distanza da camminare è proibitiva, abbiamo scelto da noi una strada che non allungasse troppo, facendo purtroppo un estenuante tratto lungo una provinciale. Non è una cosa che consiglio a chi volesse mettersi in cammino, a meno che non si sia proprio costretti, come nel nostro caso. La via più semplice dopo Ostuni sarebbe stata seguire la strada provinciale 16, passando per Carovigno, San Vito dei Normanni e poi, per il tratto più lungo, fino a Brindisi. Dopo la lauta colazione offertaci da Francesco, il responsabile degli scout, al bar pco dopo la chiesa, siamo partiti per questa lunga giornata. Abbiamo scelto un tragitto tramite i navigatori che per il primo tratto fino a Carovigno ci ha portato, sempre paralleli alla statale, tra gli ulivi e le ville di chi vuole vivere fuori paese.

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Abbiamo camminato sull’asfalto, ma per fortuna il passaggio delle auto qui è stato praticamente nullo. Abbiamo potuto scaldarci al primo sole del mattino, anche se ormai si sente che l’autunno sta iniziando ad arrivare pure qui. A Carovigno ci siamo fermati a scattare qualche foto al castello che ci ha accolto imponente e a bere un caffè.20161006_085151

Quando siamo ripartiti abbiamo per forza dovuto iniziare a camminare lungo la provinciale. Essendo già passato l’orario di entrata agli uffici e alle scuole, abbiamo evitato il grosso del traffico, ma qui le macchine passano così vicino che è impossibile stare affiancati e parlare. Così restiamo ognuno con i suoi pensieri nel rumore dei propri passi. La fatica degli ultimi giorni inizia a farsi sentire sempre di più, mentre cammino ripenso a quanto era facile mettere un piede di fronte all’altro quando eravamo appena partiti due mesi fa. Poco prima di arrivare a San Vito dei Normanni vediamo uno di quegli hotel che ospita gli immigrati. Fuori dall’hotel una fila di ragazzi. Sembrano in attesa del bus, ma in realtà attendono solo un contadino che abbia bisogno di loro per una o due giornate di lavoro nei campi, per pochi spiccioli. Appena entrati in paese ci fermiamo ad un supermercato e incontriamo un ragazzo che chiede qualche moneta per mangiare, mentre Paolino compra qualcosa ci parlo un po’. Dai suoi occhi traspare la vita dure che ha dovuto affrontare per essere qui ora. Esce Paolino e lo salutiamo. Decidiamo di non soffermarci troppo a San Vito e prendiamo subito il proseguo della statale che si inoltra nelle campagne. Dopo un ora di cammino ci fermiamo in un casolare a una decina di metri dalla strada per fare una pausa.

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Sembra disabitato. Come quasi tutti quelli nei dintorni. Dopo esserci riposati, riprendiamo la marcia. Mancano ancora almeno tre ore a Brindisi. Oggi non è per nulla facile, ma procediamo e fisicamente sembriamo reggere. Alla stazione di San Vito scalo, anziché allungare sopra il ponte stradale, scavalchiamo un muretto e passiamo con attenzione sui binari del treno. La stazione è desolatamente vuota. Ce la lasciamo alle spalle proprio quando un treno sta per giungere. Non si ferma nemmeno e tira dritto a tutta velocità. Noi ridiamo, ma alla fine passiamo sempre per un pelo. Dopo circa un’ora giungiamo nei pressi di un deposito della marina militare. Molte jeep e molti camion sono parcheggiati nel piazzale antistante. Leggiamo World Food Organization su alcuni container. Possibile che centri l’ONU, non so e tiriamo sempre dritti. Puntiamo a fare un paio di piccole pause prima di arrivare, giusto il tempo di lasciare giù gli zaini per far riposare le spalle e fumare una sigaretta. Mentre cammino tiro fuori uno dei sigari che ho iniziato a fumare da poco. Durano tanto e non li aspiro, perfetti da fumare mentre cammino. Quando entriamo a Brindisi un trio di cani randagi ci dà il benvenuto. Ci guardano dall’altro lato della carreggiata con aria curiosa. Non sono poi molto diversi da noi. Anche loro vagano per i campi intorno alla città. Forse al contrario nostro evitano di più le strade trafficate. Brindisi al primo impatto sembra disordinata. La parte periferica è la stessa di tutte le città portuali, piena di magazzini e rimesse di barche, ferme per la stagione invernale alle porte. Avvicinandosi al centro grossi edifici della marina, dai muri definiti con filo spinato, non permettono di vedere subito il mare. Poi finalmente arriviamo al centro storico. Questa sera siamo ospiti della cattedrale del Duomo.

Due preti ci accolgono e dormiremo proprio al suo interno. In una delle sale che danno sul chiostro, prima della piazza principale. Timbro, doccia e lavanderia. Ormai viene tutto in autumatico, quasi senza pensarci. Dopo aver chiamato casa, mi avventuro per le strade del centro mentre paolo riposa. Quando rientro porto con me una birra e dei taralli per fare un aperitivo, giusto per aprire un po’ lo stomaco. Usciamo per cenare e camminiamo un po’ sul bel lungomare dietro il Duomo. Si vede il faro dall’altra prete del golfo, luminoso si erge su tutta quanta l’area. I suoi riflessi sull’acqua, mossi dalle onde del mare, creano strani effetti. Ci sediamo sulle scale che portano verso il centro e penso alla giornata di oggi. Sono distrutto, ma ho fame e , nonostante non sia stata una giornata sulle orme della Via Francigena segnata (in realtà non troviamo segnali da giorni e giorni) siamo contenti di saperci arrangiare in quasi tutto. Ora ci aspetta una bella cena, che sia pizza o che sia un menù in qualche ristorante poco importa. Anche oggi ce l’abbiamo fatta. Domani torneremo sul tracciato descritto dalla guida, danno pioggia, ma ormai siamo abituati anche a quella.

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Inizio ad accusare gli acciacchi dei tanti giorni di cammino, ma continuo a sorridere.

D.

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